Come scegliere l’equipaggiamento per le immersioni in acque fredde
Le immersioni in acque fredde non sono per tutti. Il calore corporeo viene dissipato molto più velocemente di quanto avviene fuori dall’acqua, e il raffreddamento delle estremità può in breve tempo estendersi a tutto il corpo, rendendo l’immersione molto difficile ed esponendo il sub a diversi rischi.
Le immersioni invernali possono dare grandi soddisfazioni, ma è fondamentale sapere come proteggersi dal freddo, a cominciare dall’attrezzatura subacquea: se non si ha a disposizione una muta adatta alle acque fredde, infatti, non basterà seguire i consigli degli esperti sulla vestizione. Al contrario, includere l’uridon nel proprio equipaggiamento può essere una vera e propria svolta per chi ama pescare in inverno.
Immersioni in acque fredde: cosa sapere
Per chi è abituato a pescare in estate, l’idea di immergersi in acque fredde potrebbe essere quasi disturbante. In realtà, l’inverno può offrire esperienze subacquee molto gratificanti e ottime possibilità di cattura. Il tutto in un contesto tranquillo, che ha già dimenticato le orde di bagnanti e i diportisti agguerriti della stagione appena passata.
In acqua, però, il calore corporeo viene dissipato in misura maggiore e più velocemente. La prima cosa da evitare è il raffreddamento delle estremità, che può condurre a pericolosi intorpidimenti: bisognerà quindi munirsi di guanti e calzari di qualità e del giusto spessore, senza dimenticare di proteggere anche la testa, che può disperdere fino a un terzo del prezioso calore corporeo.
Altri consigli pratici riguardano la vestizione e l’acclimatamento. Tra le altre cose, gli esperti consigliano di:
- Iniziare con immersioni brevi per abituarsi gradualmente alla temperatura;
- Rifocillarsi con bevande calde dopo ogni immersione;
- Portare con sé un contenitore con abbondante acqua calda (aiuterà in fase di vestizione e svestizione);
- Scegliere un posto facilmente raggiungibile in auto, in modo da non dover fare lunghe traversate a piedi con la muta bagnata.
Quando si pesca in inverno, i momenti che precedono e seguono l’immersione possono essere critici, poiché ci si trova particolarmente esposti alle intemperie: partendo dal presupposto che la pesca da natante è per pochi avventurieri, è importante evitare quanto più possibile di trovarsi a camminare per decine di metri in pieno vento con la muta bagnata addosso.
Quando si esce dall’acqua, infatti, si portano con sé le conseguenze fisiche dell’immersione a basse temperature, che possono andare ben oltre la sensazione di infreddolimento.
Le conseguenze dell’acqua fredda sull’organismo
Complice la recente moda dei bagni in acqua fredda (Ice bathing), di cui si elogiano veri e presunti effetti benefici sulla salute, il tema delle immersioni a basse temperature è diventato una sorta di hot topic della ricerca medico-scientifica.
Uno studio norvegese pubblicato nel 2022 sull’International Journal of Circumpolar Health ha analizzato oltre 100 ricerche sull’argomento, per giungere alla conclusione che “senza ulteriori studi, l’argomento continuerà a essere oggetto di dibattito”.
Insomma, c’è ancora molto da capire sui reali effetti dei bagni freddi sul corpo umano. Quel che è certo è che il contatto prolungato con l’acqua fredda ha un impatto potente sul corpo, e innesca una risposta allo shock che può coinvolgere il sistema cardiocircolatorio ma anche il più insospettabile tessuto adiposo.
Come si legge nello studio, l’immersione in acqua fredda “sembra ridurre e/o trasformare il tessuto adiposo corporeo, oltre a ridurre l’insulino-resistenza e migliorare la sensibilità all’insulina”. Esistono però anche dei rischi molto concreti: quelli più diffusi sono legati ai problemi cardiorespiratori, che spesso sono connessi allo shock da freddo iniziale, e l’ipotermia.
Immersioni in acque fredde: conoscere l’ipotermia
Quando la temperatura del corpo scende sotto i 35°C, il cuore e il sistema nervoso non riescono a funzionare correttamente, perciò l’ipotermia è considerata un’emergenza medica a tutti gli effetti. Nei casi più gravi, la frequenza respiratoria e il battito cardiaco continuano a rallentare fino a fermarsi. Perciò è fondamentale saper riconoscere l’ipotermia sin dai primi sintomi, in sé stessi e nei compagni d’immersione.
Secondo la Outdoor Swimming Society, tra i segnali che indicano un possibile stato di ipotermia ci sono:
- brividi e intorpidimento;
- perdita di coordinazione (la posizione di nuoto può diventare via via più verticale);
- debolezza a braccia e gambe (ben visibile nella nuotata);
- mascella serrata;
- difficoltà a parlare;
- mani che si chiudono ad artiglio;
- incapacità di controllare mani e piedi.
Chi viene colpito da ipotermia, tende ad avere tempi di reazione lenti e scarsa coordinazione. Molto spesso non riesce a pronunciare correttamente le parole, e può appare rigido e scoordinato – fino al punto da non riuscire a camminare da solo.
Che fare se si sospetta un’ipotermia?
Nel momento in cui si accorge di non avere più il perfetto controllo del proprio corpo, è fondamentale uscire subito dall’acqua e riscaldarsi il prima possibile, togliendo tutti i vestiti bagnati in fretta e asciugandosi senza sfregare la pelle. Una volta asciutti, bisogna subito indossare indumenti caldi, compresi cappello, guanti e calze spesse.
Avere a disposizione indumenti termici, maglioni di lana o una semplice borsa dell’acqua calda (da non mettere a diretto contatto con la pelle) può essere molto d’aiuto per accelerare la ripresa, come anche l’assunzione di bevande e cibi caldi. Sono da evitare, invece, i bagni caldi sulla pelle.
Come scegliere l’attrezzatura subacquea per acque fredde
Una delle accortezze fondamentali per evitare di esporsi ai rischi dell’ipotermia è quella di utilizzare indumenti della giusta misura. Prima di immergersi bisogna assicurarsi che la muta, i guanti, i calzari e il cappuccio non siano troppo stretti.
Parlando della muta, in particolare, bisogna fare attenzione alle guarnizioni di collo e polso, che devono calzare strette ma senza stringere: indumenti troppo stretti, infatti, possono limitare il flusso sanguigno verso le estremità, provocando intorpidimento e formicolio e aumentando così il rischio di ipotermia. Lo stesso discorso vale per le pinne, che dovrebbero lasciare il giusto spazio ai calzari.
Quanto agli spessori, gli esperti consigliano di utilizzare una muta da almeno 6,5 mm, possibilmente con bermuda, completa di guanti e calzari che dovrebbero avere uno spessore di 3-5 mm. La combinazione ideale di spessori, giacche e calzari dipende molto dalle preferenze individuali. In ogni caso, è buona abitudine testare la comodità della muta prima di ogni immersione in acque fredde, soprattutto in corrispondenza delle estremità.
L’adozione dell’uridon, o becco d’anatra, può essere molto d’aiuto nel ridurre i rischi legati al freddo: la sua presenza infatti facilita l’uscita dell’urina dalla muta, evitando il ristagno di liquidi a contatto con la pelle e riducendo drasticamente la sensazione di freddo.