Conservazione marina e ruolo dei pescatori subacquei

Pesca sub e salvaguardia degli ecosistemi

Conservazione marina e ruolo dei pescatori subacquei

Quando si parla di conservazione marina e pesca subacquea si pensa quasi istintivamente alle aree marine protette e alle violazioni che, purtroppo troppo spesso, vi si consumano. La questione della salvaguardia degli ecosistemi marini, però, coinvolge la vita del pescatore sub in maniera molto più profonda: il fatto che nei mari italiani ci sia sempre meno pesce è sotto gli occhi di tutti, ed è ormai una certezza che se si vuole continuare a insediare prede sott’acqua domani è necessario agire consapevolmente oggi.

I pescatori subacquei hanno la possibilità di sviluppare un rapporto molto diretto con il mare, i suoi paesaggi e le creature che lo popolano: proprio per questo, il contributo che possono dare alla conservazione subacquea va molto al di là della pesca consapevole e sostenibile.

Conservazione subacquea, un tema che riguarda tutti

Per garantire la sopravvivenza degli ecosistemi marini, fiaccati da inquinamento e pesca eccessiva, è assolutamente necessario adottare accorgimenti e contromisure che permettano di ristabilire la situazione e consegnare alle generazioni future un mare pulito e nuovamente pieno di pesci.

Secondo un report dell’Istat del 2019, il 92,7% degli stock ittici del Mediterraneo occidentale è sovrasfruttato, e questa tendenza è in aumento. Ciò significa che il prelievo di pesce dal mare non rientra nei parametri biologicamente sostenibili per garantire la riproduzione delle diverse specie.

Un caso emblematico, che riguarda da vicino i pescatori subacquei, è quello della cernia bruna, praticamente scomparsa dai mari italiani proprio a causa dell’eccessiva pressione della pesca industriale e ricreativa. La buona notizia è che è possibile far tornare a crescere le popolazioni di questa icona del Mediterraneo classificata dall’IUCN come specie vulnerabile: lo dimostrano 30 anni di impegno nelle acque francesi, dove oggi questi predatori apicali sono tornati a prosperare.

Ma ci sono altre creature marine ormai difficili da incontrare nei nostri mari: polpi, spigole, dentici e ombrine sono avvistamenti sempre più rari, una perdita imponente alla vista di chi pratica la pesca in tana e in aspetto sui bassi fondali. E non ha senso sperare che le popolazioni tornino a crescere perseverando nei comportamenti che hanno determinato il loro declino.

Conservazione marina, il ruolo dei pescatori sub

Al netto di pratiche illegali come la pesca con le luci o con le bombole, che hanno contribuito non poco al declino degli stock ittici nel Mediterraneo, la pesca subacquea è in assoluto il metodo più selettivo: trovarsi a tu per tu con la preda permette infatti di valutare ogni singola cattura, oltre che di abbandonare il campo senza contraccolpi nel caso in cui si decida di non proseguire con l’azione di caccia.

Quando si cala una rete non si sa cosa si è pescato fino alla fine, e non si può fare molto se metà del pescato è costituito da catture accidentali: la rete non può fare distinzioni. Il pescatore subacqueo con una formazione sufficiente, però, queste distinzioni le sa fare: può capire al primo sguardo se una cernia è troppo piccola o se un pesce ha le uova, può evitare di pescare le spigole nel periodo degli accoppiamenti, può decidere di lasciare in acqua una preda anche all’ultimo secondo.

A pensarci bene, i pescatori subacquei sono gli unici che hanno la possibilità di praticare una pesca realmente sostenibile, e questo pone la categoria in una posizione in cui è molto difficile sottrarsi alle questioni etiche. Anche se la responsabilità del depauperamento dei mari non è certo degli apneisti, quindi, i pescatori sub possono avere un ruolo di primo piano nella conservazione marina. Tutto inizia, ovviamente, dalla pratica di una pesca consapevole e sostenibile.

Salvaguardia degli ecosistemi marini: cosa possiamo fare?

Consapevolezza e sostenibilità sono termini talmente inflazionati da risultare spesso privi di significato. Quando parliamo di pesca subacquea e conservazione marina, però, la questione diventa molto pratica: questa attività, infatti, può contribuire attivamente al ripopolamento dei nostri mari.

Di seguito alcune regole di comportamento che possono rendere la pesca in apnea sostenibile e in linea con gli obiettivi di salvaguardia e tutela degli ecosistemi marini:

  • Conoscere i pesci e il loro ciclo biologico: sembrerà scontato, ma non lo è. Conoscere il ciclo riproduttivo dei pesci e la loro stagionalità permette di limitare la pesca a prede che hanno già contribuito a infoltire le nuove generazioni. Studiare le abitudini dei pesci e il loro posto nella catena alimentare permette poi di rendere la pesca uno strumento di salvaguardia attivo (per esempio, chi vive in zone in cui si sta diffondendo il granchio blu e decide di lasciare i polpi dove sono sta aiutando attivamente l’ecosistema);
  • Non usare cibo come esca: questa abitudine può indurre a cambiamenti di comportamento nelle popolazioni ittiche, con possibili gravi squilibri dell’ecosistema;
  • Toccare il meno possibile: può essere difficile quando si pratica la pesca in tana o all’aspetto, ma sarebbe buona abitudine cercare di lasciare il mare come l’abbiamo trovato (seppur alleggerito di qualche pesce). Cercare di limitare l’ingombro dell’attrezzatura, per esempio, può essere utile nell’evitare urti e contatti con rocce e fondali;
  • Collaborare con le associazioni e le autorità competenti: il privilegio di vivere il mare “da dentro” rende i pescatori sub degli ottimi alleati per i progetti di tutela e conservazione. È possibile partecipare a censimenti e operazioni di monitoraggio della fauna, ma soprattutto è importante segnalare eventuali problematiche legate a pesca eccessiva o inquinamento in una determinata area;
  • Contribuire alla pulizia dei mari: è difficile pensare di “sprecare” una preziosa immersione di pochi minuti per andare a raccogliere una busta di plastica incastrata sul fondale. La consapevolezza che non lo farà nessun’altro, e che quella busta potrebbe significare la morte per uno o più pesci che vorremmo vedere nei futuri carnieri, però, dovrebbero essere un incentivo sufficiente per un pescatore sub che decida di dedicarsi a una pesca che contribuisce alla tutela dell’ecosistema;
  • Condividere la conoscenza: quando si decide di pescare in maniera rispettosa dell’ambiente, è quasi inevitabile avere il desiderio di promuovere questo tipo di pesca. Ebbene, la sensibilizzazione degli altri pescatori è una delle azioni più importanti in ambito di conservazione marina. Ed è uno dei modi migliori per ricambiare una vita di favori a quel mondo affascinante e generoso che è il mare.