Esplorazione dei relitti marini: avventure subacquee
Tra le diverse attività che è possibile svolgere sott’acqua, l’esplorazione dei relitti marini occupa un posto particolare nel cuore degli appassionati subacquei. Immergersi al cospetto delle vivide testimonianze di un lontano passato è un’esperienza dal fascino unico, ma anche una sfida che richiede sensibilità e una certa preparazione.
Esplorazione dei relitti marini: storia e natura
Secondo le stime dell’Unesco, sono oltre tre milioni i relitti che riposano sui fondali marini di tutto il mondo: enormi mercantili di epoca moderna o preziosi tesori dell’antichità che il tempo ha cristallizzato nel momento della sciagura e che sembrano insieme un monito e un monumento alla potenza del mare. Ogni relitto sommerso è un pezzo di storia che si rivela agli esploratori delle profondità come il vivido disegno di un tempo passato che viene lentamente consumato dalle pieghe del mare.
Le immersioni subacquee alla scoperta di relitti e siti archeologici marini sono diventate ormai così popolari che in alcuni Paesi, tra cui Malta e Stati Uniti, ha preso piede la pratica dello scuttling, che consiste nell’affondare volontariamente vecchie navi a scopo turistico e di tutela dei fondali.
E non bisogna dimenticare l’aspetto naturalistico (che si peschi o meno). Ogni scafo che giace sul fondo del mare si trasforma in breve tempo in un reef artificiale ricco di biodiversità: secondo un recente studio italiano, un relitto riesce a raccogliere una quantità di specie paragonabile a quelle che si trovano in praterie di Posidonia e scogliere coralligene.
Esplorazione di relitti sottomarini: da dove iniziare
L’incontro con un relitto sommerso può essere frutto di una spedizione preparata in largo anticipo oppure presentarsi senza preavviso, anche mentre si è alla ricerca di una nuova zona in cui pescare in apnea.
In ogni caso, vedere la sagoma di un antico passato farsi sempre più chiara di fronte ai propri occhi non può che provocare un profondo slancio emotivo, spesso accompagnato dalla tentazione di avvicinarsi subito a quello che sembra un’ancora o un frammento di chiglia.
L’immersione su relitto, però, è una pratica molto dispendiosa che richiede preparazione e consapevolezza, e questo vale sia per chi scende in apnea sia per coloro che s’immergono con bombole e respiratore. Quasi tutte le federazioni e le associazioni sportive subacquee, non a caso, prevedono dei corsi appositamente dedicati all’esplorazione dei relitti marini, una vera e propria specializzazione nell’ambito delle attività subacquee. L’approccio con imponenti strutture labirintiche destinate a crollare su se stesse, infatti, presenta dei rischi specifici.
Immersione su relitto: i possibili pericoli
Che ci si immerga in apnea oppure con il respiratore, l’esplorazione dei relitti marini presenta delle caratteristiche che possono essere associate ad alcuni fattori di rischio piuttosto frequenti, tra i quali:
- oggetti taglienti: frammenti di legno o parti metalliche possono provocare graffi e tagli, motivo per cui è bene essere equipaggiati di muta protettiva, cappuccio e guanti;
- possibilità di impigliarsi in reti, cime e qualunque altra sporgenza del relitto: è fondamentale che tutta l’attrezzatura sia ben fissata con elastici e fascette. È inoltre consigliato portare con sé almeno due coltelli per potersi eventualmente liberare dalle reti;
- correnti: come avviene nella pesca subacquea, le correnti d’acqua possono sorprendere il subacqueo in qualsiasi momento. Quando si è molto vicini a una secca o a un enorme scafo sommerso, saper controllare il galleggiamento è ancora più importante;
- scarsa visibilità: soprattutto all’interno del relitto, basta una pinneggiata troppo convinta per ridurre drasticamente la visibilità. Anche per questo motivo le immersioni con penetrazione del relitto prevedono un grado di difficoltà decisamente maggiore, e sono perciò consigliate soltanto ai sub più esperti;
- profondità: non tutti i relitti si trovano a centinaia di metri di profondità, ma quelli che si possono esplorare entro i 10-20 metri sono una sparuta minoranza (almeno nelle acque del Mediterraneo). L’immersione su relitto, nella maggior parte dei casi, presenta quindi anche tutti i pericoli connessi alla profondità.
A fare la differenza è soprattutto il tipo di immersione: scegliere di avventurarsi all’interno di uno scafo fantasma o sul ponte di un grosso mercantile spezzato dalle onde significa affrontare un’immersione paragonabile a quella in grotta, ed espone agli stessi rischi (inclusi quelli legati alla perdita dell’orientamento e al senso di panico).
Relitti sottomarini da esplorare in apnea in Italia
L’esplorazione di siti archeologici sottomarini e di antiche navi sui fondali del mare viene raramente associata all’apnea, soprattutto per via delle profondità coinvolte. Ci sono però, nelle acque del Mediterraneo, degli affascinanti tesori da scoprire muniti soltanto di maschera e buoni polmoni.
Ne sono un buon esempio il Relitto del Capitano Antonio, al largo di Santa Caterina dello Jonio, una nave spezzata che giace a una profondità di 6-12 metri e quello della nave svedese nota come Kingston, sempre in Calabria, che si trova a una profondità di immersione compresa tra 3 e 10 metri. Turisti permettendo, un altro interessante relitto a bassa profondità è quello della motonave Airone, affondata nel lago di Garda nel 2011, che riposa su un fondale misto sabbia e fango a circa 8-10 metri a nord-est dell’Isola di San Biagio.
Molto visitati e apprezzati sono anche i resti del mercantile Elviscot, noti come Relitto di Pomonte, che giace a pochi metri dalle coste dell’Isola d’Elba a una profondità di circa 12 metri e i relitti di Porto Cesareo, splendide testimonianze di epoca antica visibili addirittura dalla superficie dell’acqua.