Il fascino degli ambienti sottomarini: l’esplorazione degli ecosistemi

Habitat marini del Mediterraneo

Il fascino degli ambienti sottomarini: l’esplorazione degli ecosistemi

Il Mediterraneo è una delle aree del pianeta con la maggiore biodiversità subacquea: tra pesci, distese di sabbia, tane rocciose e formazioni coralligene i fondali italiani offrono scenari di straordinaria bellezza, capaci di regalare scorci ed incontri emozionanti anche durante le brevi immersioni dedicate alla pesca in apnea.

La grande varietà di habitat e ambienti marini che caratterizza le acque costiere italiane non è secondaria, quando si tratta di immergersi per pescare: la salute dell’ecosistema, infatti, è fondamentale non soltanto per assicurarsi la presenza di prede negli anni a venire, ma anche per tutelare le emozioni che solo un’immersione in un mare ricco di vita può offrire.

La biodiversità subacquea del Mediterraneo

Con le sue 17mila specie, il Mediterraneo è una delle zone della Terra più ricche in termini di biodiversità: con un’estensione che copre appena lo 0,82% delle distese marine, il Mare Nostrum ospita circa il 7,5% delle specie mondiali. E non si tratta soltanto di pesci: nei mari dei litorali d’Italia si trovano praterie, distese sabbiose che pullulano di vita quasi microscopica, formazioni di coralli e antichi relitti che si fanno habitat per centinaia di specie animali e vegetali.

Le profondità del mare restano uno dei misteri più insondabili del pianeta, e le nostre coste non fanno eccezione. Uno dei più grandi progetti di mappatura del Mediterraneo italiano è stato avviato lo scorso maggio dai ricercatori dell’ISPRA. Tra gli scopi principali del progetto, che si chiama MER, c’è la mappatura ad alta definizione della Posidonia oceanica e della Cymodocea nodosa, fondamentali per garantire la salute dell’intero ecosistema marino nazionale (l’ultima mappatura, spiegano gli scienziati, risale a 20-30 anni fa).

Quando si dice che i subacquei hanno accesso a un mondo che resta segreto per la maggior parte degli umani, in fondo, non si mente: c’è ancora molto da scoprire sugli ecosistemi subacquei del Mediterraneo, e le immersioni restano uno dei pochissimi modi per entrare in contatto con le meraviglie degli habitat marini.

Lo stato di salute degli habitat marini in Italia

Gli ecosistemi marini sono tra i più sensibili in assoluto: l’inquinamento, l’aumento delle temperature, la pressione di pesca e le attività umane esercitano un impatto devastante sulla vita del Mediterraneo. In alcune aree la concentrazione di microplastiche si avvicina ai 10 kg per chilometro quadrato, mentre le ricche praterie di Posidonia oceanica si vanno ritirando e il termoclino sembra scomparire.

I pescatori sub avranno notato che le gorgonie si trovano a profondità sempre più estreme, e che le distese di Posidonia si fanno di anno in anno più rade. La scarsità di pesci in zone che un tempo pullulavano di vita è una diretta conseguenza della degradazione di questi habitat, e la situazione può essere invertita soltanto con delle nuove strategie di tutela e mitigazione degli effetti del cambiamento climatico.

La buona notizia è che le iniziative assunte negli scorsi anni sembrano aver sortito qualche effetto positivo. Secondo l’ultimo rapporto dell’ISPRA, nel Mediterraneo sono tornati a crescere i coralli, che sono stati individuati in ben 160 siti in 8 regioni italiane, e l’inquinamento è diminuito: dal 2015 ad oggi i rifiuti spiaggiati sono dimezzati, anche se c’è ancora molto da fare per rientrare nella definizione di “buono stato ambientale”.

Insomma, entro questo decennio saremo chiamati a fare una scelta da cui non si tornerà indietro: mettere in campo azioni importanti in materia di salvaguardia ambientale, oppure abituarsi alla prospettiva di perdere per sempre la straordinaria biodiversità del Mediterraneo.

Ambienti marini: 10 habitat del Mediterraneo

In attesa di una mappatura più precisa che consenta di conoscere meglio gli habitat del Mediterraneo, gli scienziati stanno già cercando di classificare i diversi ecosistemi marini considerati importanti per la salute del Mare Nostrum.

In uno studio del 2010, per esempio, si descrivono 10 ambienti marini osservati lungo la penisola Salentina, ma si specifica anche che la loro importanza può essere estesa a tutto il mar Mediterraneo:

  • lagune costiere: sono le acque di transizione, tra gli habitat più produttivi del pianeta;
  • sopralitorale: è la zona ciclicamente coperta e scoperta dalla marea che può ospitare crostacei ma anche biocostruzioni di alghe che formano habitat paragonabili a quelle delle barriere coralline ai tropici;
  • litorali sabbiosi e praterie di Posidonia oceanica: la Posidonia, che può crescere su strati sabbiosi o rocciosi, è l’habitat esclusivo di diverse specie (tra cui la Pinna nobilis, o cozza-pinna, il più grande mollusco bivalve del Mediterraneo);
  • ambiente pelagico;
  • grotte marine: non sono soltanto il rifugio di centinaia di specie di pesci, ma consentono anche la formazione di biocostruzioni assimilabili al coralligeno (che sarebbe bene evitare di toccare);
  • deserto marino: in alcune zone in cui la pressione di pesca è stata particolarmente intensa, si assiste alla desertificazione del fondale. La pesca al dattero di mare, per esempio, ha lasciato dietro di sé fondali desertici in diverse regioni italiane, dalla Liguria alla Sardegna;
  • coralligeno di parete: il coralligeno del Mediterraneo si sviluppa su pareti rocciose ed è costituito da alghe coralline (e dai loro scheletri calcarei) che rivestono completamente la roccia. Questo habitat ospita le specie bentoniche più spettacolari del Mediterraneo;
  • coralligeno di piattaforma: in Puglia e non solo, il coralligeno si forma a partire da piccoli aggregati di ciottoli o conchiglie che si trovano sul fondale o sulle rocce piane;
  • sabbie: quella sabbia su cui ci si posa in attesa della preda può sembrare deserta, ma in realtà ospita moltissime specie, tra cui cnidari, anellidi, nematodi e crostacei che vivono solo tra i granelli di sabbia:
  • formazioni coralline profonde: sono tra gli habitat meno esplorati, e sono ben al di fuori della portata di un pescatore sub. Queste formazioni si sviluppano a partire da 300 metri di profondità, dove non avviene fotosintesi: le biocostruzioni, infatti, sono opera di due specie di coralli madreporari (Lophelia pertusa e Madrepora oculata), messi in serio pericolo dalle pratiche di pesca a strascico che hanno degradato questi delicatissimi ecosistemi di profondità.

L’esplorazione dell’ecosistema subacqueo nel Mediterraneo

Le immersioni nel Mediterraneo italiano offrono scenari assai diversi: ci sono zone in cui transitano abitualmente squali e grandi cetacei e altre ricchissime di anemoni e gorgonie, e poi impressionanti montagne sottomarine, statue subacquee e relitti popolati da pesci di ogni tipo.

Ogni ecosistema ha i suoi tesori da offrire: nel mare delle Cinque Terre ci si può perdere per tane, ma è anche possibile ammirare madrepore, castagnole e incontrare qualche cavalluccio marino, mentre la Secca della Colombara, a Ustica, offre alla vista distese di spugne e coralli tra cui si possono intravedere murene, barracuda e cernie.

Nel mare di Calabria, in prossimità dello stretto di Messina, c’è una maestosa montagna sottomarina alta oltre venti metri che spunta da una eterea distesa di sabbia bianca, e che è popolata da un’incredibile varietà di specie, tra cui spettacolari Cerianthus e nudibranchi, tra le creature più colorate del pianeta.

L’esplorazione dell’ecosistema subacqueo, che sia per pescare o per ammirare e fotografare le creature marine, dovrebbe essere animata da un rispetto senza misura per questa straordinaria ricchezza. Anche se non si conoscono nel dettaglio gli habitat marini, ogni immersione può trasformarsi nell’esplorazione fugace di questa bellezza misteriosa e nascosta allo sguardo degli umani.