Manutenzione dell’arbalete: trattarlo bene per usarlo meglio
Chiunque abbia mai maneggiato un arbalete sa perfettamente che dopo ogni battuta in mare l’attrezzatura va lavata con abbondante acqua dolce: è la prima regola per chi pesca in apnea, e vale in particolare per chi usa questo tipo di fucile.
Gli arbaleti sono piccoli capolavori di meccanica che sfruttano un numero molto limitato di componenti in un meccanismo semplice quanto efficace, che permette tiri potenti e molto precisi senza richiedere una manutenzione particolarmente dispendiosa.
Anche nell’arbalete più sofisticato, le buone regole da seguire per avere un’attrezzatura sempre perfetta sono poche e piuttosto semplici da mettere in pratica.
Manutenzione dell’arbalete: l’usura della gomma
Il sistema dell’arbalete deriva direttamente da quello della balista, antica arma d’assedio simile a una grande balestra (arbalète in francese) inventata dagli antichi Greci: come una balestra, l’arbalete sfrutta la propulsione di un elastico per sparare un’asta in acciaio che corre lungo il fusto del fucile.
Che sia il legno o in carbonio, l’arbalete richiede una manutenzione minima proprio grazie alla semplicità del suo meccanismo: l’unica parte soggetta a un’usura rilevante, che quindi va trattata con la massima attenzione, è appunto la gomma.
Gli elastici in gomma, da cui dipendono direttamente la potenza dei tiri e le performance dell’arbalete, tendono a perdere elasticità con il tempo e possono diventare inservibili anche dopo poche settimane di stallo, se per esempio restano a contatto con l’acqua salata o vengono riposti in maniera poco attenta.
Arbalete: commerciale, roller o demoltiplicato?
Questo vale per gli arbaleti commerciali di poco valore tanto quanto per i fucili ad elastico tradizionali (o roller) e per gli arbaleti demoltiplicati, che sfruttano un sistema di pulegge per immagazzinare più energia ed aumentare il rapporto tra forza esercitata e potenza di gittata.
La manutenzione può però essere sensibilmente diversa, in base al tipo di arbalete che si ha a disposizione: gli arbaleti commerciali e tradizionali, infatti, basano il proprio funzionamento proprio sullo stiramento dell’elastico, che viene agganciato alla testata e tirato il più possibile, quindi le gomme di questi strumenti sono inevitabilmente soggette a un certo livello di stress.
Non è un caso se i produttori degli arbaleti roller di più alto livello si siano concentrati sulla qualità delle gomme: la giusta reattività del materiale, nel caso dei roller, è uno dei fattori chiave per prolungare la vita degli elastici.
Nei sistemi demoltiplicati, al contrario, le gomme vengono sottoposte a fattori di stiramento molto bassi, cosa che le “salva” dallo stress di precarica che può affliggere le gomme di un arbalete commerciale. Va da sé che la manutenzione sarà, almeno in un una certa misura, semplificata.
Arbalete: le tre regole d’oro
La facilità di manutenzione è certamente uno dei migliori pregi dell’arbalete: se è vero che basta cambiare la gomma per avere un fucile come nuovo, c’è anche da considerare che le parti meccaniche e soggette ad usura sono davvero limitate e si lasciano trattare bene senza grande sforzo.
Ovviamente ogni fucile ha le sue caratteristiche specifiche, quindi la prima cosa da fare in caso di dubbi è consultare le indicazioni fornite dal produttore al momento dell’acquisto. Esistono però alcune buone abitudini che valgono per tutti gli arbaleti, e alcuni errori da evitare con attenzione:
- lavare sempre l’arbalete con abbondante acqua dolce dopo ogni battuta di pesca: il sale è il primo nemico delle gomme e delle meccaniche dell’arbalete. Oltre alla corrosione galvanica provocata dall’acqua di mare, il sale contenuto in essa può generare pericolosi fenomeni di attrito nel meccanismo di sgancio;
- non lasciare mai l’arbalete direttamente esposto al sole o in luoghi con temperatura superiore ai 40°: il calore e i raggi solari danneggiano gravemente la gomma, provocando fenomeni come screpolatura degli elastici e il loro scioglimento (i famosi elastici “che sudano”);
- se si lascia l’attrezzatura per più di qualche giorno, riporre l’arbalete in un luogo privo di sbalzi termici (meglio se in una sacca protettiva) facendo attenzione soprattutto agli elastici, che devono essere riposti al riparo dall’aria e in maniera da non avere pesi sopra, possibilmente su uno scaffale o su un piano a loro dedicato.
Manutenzione dell’arbalete: controllare le gomme non basta
La prima cosa da fare per avere un arbalete sempre al massimo delle sue potenzialità e all’altezza della situazione è un controllo regolare degli elastici: può capitare, infatti, che la gomma inizi a perdere slancio ben prima di mostrare segni evidenti di usura. Prima di ogni battuta è quindi bene controllare il grado di reattività delle gomme.
Il secondo controllo da fare riguarda il meccanismo di sgancio, dal cui buon funzionamento dipende la sicurezza dell’arbalete. Alcuni pescatori hanno l’abitudine di lubrificare questo meccanismo usando del silicone o prodotti specifici a uso marino: questa operazione permette di ridurre l’attrito con il dente di sgancio, e avere sempre performance ottimali.
Chi utilizza una sagola in nylon, in particolare, dovrà dedicare un po’ di tempo anche alla regolare sbobinatura completa del filo: a differenza della treccia Dyneema, infatti, il nylon memorizza la forma in cui viene lasciato e nel tempo diventa più soggetto a formare quelle le spire o “parrucche” di filo arricciato che da sempre fanno dannare cannisti e sub.
Anche l’asta andrebbe revisionata regolarmente: oltre alla filatura della punta, che può essere fatta con una lima a ferro o con l’aiuto di una mola, è bene controllare che le alette si aprano senza difficoltà e che siano ben aderenti all’asta: dal profilo dell’asta infatti dipendono la maggior parte delle caratteristiche idrodinamiche del tiro, tanto che un’aletta troppo sporgente può fare da timone e addirittura deviare un lancio.