Otite esterna da immersione: come prevenirla
Lo stretto legame tra otite e attività subacquee è noto agli scienziati sin dagli anni Settanta: l’otite esterna, anche detta “orecchio del nuotatore” è un disturbo che colpisce tutti coloro che vivono a stretto contatto con l’acqua, inclusi i pescatori subacquei.
L’otite da immersione non fa distinzioni: colpisce in tutte le stagioni, a tutte le età e non dipende neanche dalle profondità o dalle condizioni dell’acqua – anche se l’inquinamento può avere un ruolo decisivo. Esistono però delle buone abitudini che aiutano a prevenire l’insorgere dell’otite, che può essere trattata e curata in tempi relativamente brevi.
Otite esterna o barotraumatica? Le differenze
L’otite esterna è un’infezione dell’orecchio che si manifesta con l’insorgere di prurito e dolore, a volte accompagnati da ronzii e un certo senso di ovattamento. Nella maggior parte dei casi l’otite ha origine batterica, ma può essere provocata anche da infezioni micotiche e, più raramente, virali.
Secondo i dati forniti da una nota compagnia di assicurazioni, i subacquei che si immergono frequentemente in acque torbide o molto ricche di plancton hanno 5 volte più probabilità di essere colpiti da un’otite esterna rispetto a chi non nuota. Nel caso dell’otite esterna, infatti, il problema nasce proprio dal contatto con l’acqua.
Esiste poi un’altra forma di otite, più grave e dolorosa, che può colpire i subacquei: si tratta dell’otite barotraumatica, un danno a carico dell’orecchio che può essere provocato dalla repentina variazione di pressione atmosferica e che, nei casi più seri, può manifestarsi anche con sanguinamenti e lesioni al timpano.
Questo tipo di otite può insorgere quando si compensa male oppure quando ci si immerge in presenza di raffreddore, allergie o altre infezioni alle vie respiratorie – condizioni in cui è assolutamente sconsigliato praticare attività subacquea in apnea.
Pesca subacquea: come riconoscere l’otite esterna
L’otite esterna, o “del nuotatore”, è il tipo di disturbo più diffuso tra chi pratica attività subacquea: il contatto prolungato con l’acqua e l’esposizione al vento durante le pause di recupero sono la ricetta perfetta per lo sviluppo di un’otite di questo tipo.
Spesso i primi sintomi compaiono giorni dopo l’immersione: prurito, gonfiore, dolore, senso di “orecchio ovattato”, a volte accompagnati da acufene, diventano più presenti e fastidiosi col passare dei giorni. Compensare diventa difficile (e pericoloso) e masticare provoca sempre più dolore.
Quando ci si rende conto di aver sviluppato i sintomi di un’otite esterna è bene interrompere immediatamente le attività in acqua e concentrarsi sulla cura dell’infezione, che può essere debellata nel giro di pochi giorni con l’aiuto di una terapia topica o antibiotica prescritta dal medico.
Otite esterna dopo l’immersione: come evitarla
Chi si immerge molto spesso oppure è particolarmente suscettibile alle otiti dovrebbe prevenire l’insorgere di problemi innanzitutto evitando di immergersi quando le circostanze non sono ottimali, per esempio in presenza di raffreddore o di un’intensa presenza di bagnanti (cosa che aumenta esponenzialmente il rischio di cariche batteriche in acqua e dunque di infezioni).
Esistono però alcune accortezze, molto semplici da applicare, che possono prevenire l’otite del nuotatore:
- se si sente prurito o si sospetta un’eccessiva presenza di cerume, prima di immergersi è bene rivolgersi a un otorino per fare un eventuale lavaggio interno;
- in presenza di pelle particolarmente secca o desquamata, si possono applicare prima dell’immersione delle gocce otologiche a base oleosa o della semplice vaselina, che ristabiliscono il film lipidico a protezione dell’orecchio;
- evitare il ristagno di acqua nel cappuccio della muta, durante l’immersione e dopo;
- dopo ogni immersione, sciacquare le orecchie con acqua dolce (possibilmente tiepida) e asciugarle con molta cura, senza usare bastoncini di cotone.
Alcuni sub sono soliti applicare, dopo il lavaggio delle orecchie con acqua dolce, delle gocce a base alcolica che favoriscono l’evaporazione ed aiutano ad asciugare il condotto uditivo.
Negli ultimi anni hanno preso a diffondersi anche delle maschere da sub dotate di copriorecchie, che permettono di immergersi mantenendo le orecchie perfettamente asciutte: risolutive in alcuni casi delicati, per esempio in presenza di alcune lesioni preesistenti, alcuni modelli possono essere indossati anche con il cappuccio in neoprene.
Otite del subacqueo: le cattive abitudini da abbandonare
L’otite esterna, abbiamo visto, può colpire in qualunque stagione: le immersioni estive sottocosta, però, tendono ad essere le più rischiose. Innanzitutto per la presenza di bagnanti, che in alcune zone costiere conduce anche a un sovraccarico del sistema fognario, ma anche perché si tende a sottovalutare l’azione del vento. Quella che sembra una piacevole brezza estiva può trasformarsi in un concreto fattore di rischio, soprattutto se si pesca in superficie.
La prima cosa da tenere a mente per evitare un’otite esterna, in estate e in inverno, è che l’infezione trova terreno fertile in traumi e piccole lesioni a carico del condotto uditivo: oltre ai bastoncini cotonati, andrebbero evitati anche i saponi aggressivi, che possono generare secchezza e prurito, e quindi portare alla formazione di microlesioni sulla pelle.