Storia e evoluzione degli arbaleti: dal passato al presente

Intervista ad Itio Alemanni: la storia e il futuro degli arbaleti

Storia e evoluzione degli arbaleti: dal passato al presente

Nonostante abbia meno di un secolo di vita, l’arbalete è uno strumento con una lunga storia: dal celebre Tarzan progettato nel 1947 da Georges Beuchat si è passati, nel giro di neanche trent’anni, ai fucili T-16 e T-20 di Omer, che rivoluzionarono il concetto di pesca con l’arbalete e pensionarono per sempre i vecchi “giocattoli” francesi. Negli anni successivi sono state sviluppate soluzioni ancora più innovative, a cominciare dall’introduzione del sistema roller, che offriva una potenza di tiro non paragonabile a quella degli arbaleti allora in uso.

Itio Alemanni ha iniziato a produrre arbaleti oltre vent’anni fa, il che basta a renderlo un testimone eccellente dell’evoluzione di questi strumenti. Il patron di Alemanni Sub, però, è soprattutto uno degli innovatori che dagli anni Settanta ad oggi hanno permesso di creare arbaleti sempre più sicuri, potenti e performanti. Perciò gli abbiamo chiesto di raccontarci l’evoluzione degli arbaleti Alemanni, con uno sguardo al futuro di questi strumenti e della pesca in apnea.

Sappiamo, come ci hai raccontato nell’ultima intervista, che l’introduzione di un sistema roller performante è stata un’evoluzione cruciale. Quali sono gli altri possibili indicatori del grado di evoluzione di un arbalete, in termini di prestazioni?

Il roller è stato una grossa evoluzione, ma ha sempre avuto un limite: è un sistema 1:1, cioè l’asta non può uscire a una velocità più alta della velocità di contrazione delle gomme. Abbiamo superato questo limite soltanto una decina di anni fa con l’introduzione del sistema demoltiplicato (anche noto come vela o paranco), in cui le carrucole permettono di dimezzare il rinculo, migliorando notevolmente la precisione del tiro, e di aumentare la velocità di uscita dell’asta senza modificare la tensione della gomma.

Oggi esistono anche altri sistemi innovativi, che sono in un certo senso più performanti ma che non sono gestibili tanto quanto il sistema vela, pensato per la pesca nel blu e apprezzato soprattutto dai pescatori che mal tollerano il rinculo. Nel corso degli anni abbiamo ottimizzato tutti i sistemi, siamo arrivati a un punto tale da aver già raggiunto la velocità massima a cui può spingersi un’asta, tanto che con i nostri arbaleti è anche possibile sparare male per eccesso di potenza.

A questo progresso purtroppo non è seguita una maggiore competenza da parte dei produttori: oggi è difficile trovare fucili settati correttamente, e non è raro vedere fucili di buona qualità penalizzati da un set-up non corretto. La differenza principale tra noi e gli altri sta proprio nel set-up degli arbaleti: ci siamo arrivati dopo 10 anni e 4-5 ore di piscina al giorno. Ma come dico sempre, “se ogni volta che vai in acqua impari un pelo, alla fine dell’anno hai fatto una scopa”.

Oltre alle prestazioni, anche design e qualità dello strumento fanno la differenza: come si sono evoluti gli arbaleti Alemanni da questo punto di vista?

Il design di un arbalete è profondamente legato alla performance. Il salto evolutivo per i nostri arbaleti è arrivato 5 o 6 anni fa, quando abbiamo scoperto che il design influisce moltissimo sul rinculo. Tutto è iniziato con i roller: quando abbiamo iniziato a produrli abbiamo costruito una testa per modificare i fucili tradizionali. Testando ogni pezzo in piscina, mi sono accorto che alcune forme rinculavano meno. Provando ad esasperare le caratteristiche di ognuno siamo arrivati ai modelli odierni.

La testata roller ci ha permesso di capire e quindi sperimentare molte altre cose: dal confronto abbiamo riscontrato differenze sensibili anche su arbaleti apparentemente uguali, in realtà con prestazioni differenti. Una delle tante differenze era proprio il design. Mi sono confrontato anche con Valerio Grassi, considerato il padre dell’arbalete italiano, e confermò la correttezza della mia intuizione.

Il vero salto di qualità è stato l’introduzione della versione travel dei nostri arbaleti, o meglio la costruzione delle aste spezzate con incastro conico, che si è rivelata come la più sorprendente e straordinaria innovazione che abbiamo abbracciato negli ultimi anni. Il peso totale dei nostri arbaleti si è rivelato determinante e distintivo: gli arbaleti americani usati per la pesca nel blu possono pesare tra 10 e 15 chili, i nostri pesano un terzo.

L’asta spezzata, con il sistema conico di accoppiamento, oggi si equivale all’asta intera per precisione e affidabilità…e questo è un grande traguardo.

A proposito degli arbaleti Alemanni di ultima generazione, cosa puoi dirci del nuovo demoltiplicato serie Special 125 cm?

È il fucile con il quale siamo riusciti a far raggiungere all’asta la velocità massima di uscita, e i risultati sono eccezionali. Negli ultimi anni ho sempre usato il demoltiplicato da 135 cm per la pesca nel blu: è incredibile a livello di potenza e precisione ma limitato nel movimento da lunghezza e massa che non ti permettono di seguire i tonni o i pesci pelagici che si muovono velocissimi. Con una visibilità che non va oltre a 20-25 metri il fucile lungo necessita di una attenta gestione. Poi ho iniziato sperimentare una nuova misura con un arbalete da 120 cm in carbonio e legno: ho pensato a lungo che questa fosse la misura ideale per i viaggi di pesca, con più brandeggio e una potenza adeguata.

Non contento ho voluto costruire la misura da 125 cm: l’obiettivo era sparare un’asta da 9 mm molto più velocemente rispetto a quanto un 120 cm spara un’asta da 9,5 mm. Ho catturato pesci che non avrei mai pensato di poter prendere grazie all’asta velocissima. Diversi clienti mi hanno poi confermato che la combinazione design/setup ha creato un arbalete con proprietà balistiche incredibili. E puoi usare una sola mano.

Per farti capire la differenza tra i nostri demoltiplicati e gli altri arbaleti, ti racconto un episodio accaduto a un cliente messicano: da sempre usa la nostra attrezzatura e non si è preoccupato del rinculo, per abitudine ha usato una sola mano con un arbalete tradizionale. Risultato: il ritorno dopo lo sparo gli ha provocato la rottura di due denti. Era talmente abituato ai nostri fucili che l’ipotesi di un rinculo non gli è neanche passata per la mente.

Qual è il futuro degli arbaleti? Cosa possiamo aspettarci nei prossimi anni in termini di innovazione?

Gli arbaleti hanno raggiunto performance tali che per poterle migliorare ancora è necessario guardare a sistemi troppo complicati da gestire. C’è però ancora spazio per andare avanti, si tratta di lavorare sulla componentistica. Considerato che limite delle gomme l’abbiamo bypassato, il futuro degli arbaleti non può che essere nelle aste.

Se si riuscissero a fare aste da 6 mm che pesano come delle 8mm, per esempio usando il tungsteno, cambierebbe tutta la balistica e faremo degli enormi passi in avanti in termini di performance. Questa almeno è la mia sensazione da costruttore. Poi, più avanti, vi parlerò di quello che ho scoperto da pescatore.